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L’EMPATIA, DALLE NEUROSCIENZE ALLA COSCIENZA BIOSFERICA



Di Francesca De Cagno


La parola empatia deriva dal greco “εμπαθεια“ da εν, dentro e πάθος, sentimento. Significa quindi sentirsi dentro l’altro, percepire dall’interno εμπαθεια i suoi sentimenti, il nostro «essere» si sintonizza con quello di chi ci sta vicino, non solo la nostra mente, non solo le nostre emozioni ma, con i nuovi sviluppi delle neuroscienze e della teoria sulla mente, per questo tipo di fenomeno si parla di processo incarnato perché riguarda il coinvolgimento di tutto il nostro sistema corporeo, sensiente e pensante.

Ma iniziamo dal principio: lo sviluppo delle memorie motorie nel corso dell’infanzia non è solo un fatto mentale, ma anche corporeo basato su procedure non «esplicitabili»; es. come si fa a descrivere la sequenza di movimenti labbra-lingua nel dire “pappa”, l’azione racchiude in sé un sapere del corpo che si acquisisce solo con l’imitazione e la pratica, il mondo del neonato passa attraverso i movimenti materni e queste azione hanno profonde conseguenze sulla strutturazione del pensiero. Il nostro cervello è un enorme archivio di repertori motori. Daniel Siegel, in “The developing Mind” afferma che il cervello è un’entità interpersonale, non apprendiamo solo le azioni ma il senso del Sé che deriva dal percepirmi-sentirmi in relazione con l’altro. Il Sé è un sistema complesso incarnato, un flusso di energia e di informazioni che non afferisce solo alla nostra mente (ecco perché si parla ormai di cervello incarnato) e che viene sollecitata solo nell’esperienza di contatto con l’altro. Gli studi sulle neuroscienze spiegano bene questo processo di apprendimento, i neuroni a specchio ci hanno dimostrato che se vedo una persona che afferra una bottiglia, colgo subito il suo gesto perché è già neurologicamente programmato in me il gesto per afferrarla. Si verifica una comprensione istantanea dell'altro, senza bisogno di mettere in gioco processi cognitivi superiori. In seguito è stato dimostrato come la stessa cosa capiti per la comprensione delle emozioni. Per esempio il disgusto, somministrando a una persona uno stimolo olfattivo sgradevole, come l'odore delle uova marce, si attivano determinate parti del cervello. Una di queste è l'insula, un'area corticale che interviene negli stati emozionali.


La sorpresa è stata scoprire che, se osservo qualcuno disgustato, si attiva in me esattamente la stessa zona dell'insula. Questo ci consente di uscire da un concetto mentalistico e freddo di percezione e apprendimento su base sequenziale o gerarchica e abbracciare un più ampio concetto di corpo come un tutto integrato. Le neuroscienze ci hanno dimostrato che esiste un parallelismo tra immaginazione e azione: il solo immaginare un oggetto, ad esempio una rosa, porta all’attivazione delle aree della corteccia visiva che vengono attivate quando quell’oggetto viene effettivamente visto, e questo vale per la corteccia sensoriale e motoria. Molti fenomeni comportamentali possono dipendere da questo sistema chiamato Mirroring, tanto da essere considerato il fondamento neurobiologico di una modalità diretta di accesso al significato delle intenzioni e dei comportamenti altrui (Vittorio Gallese e Michele Guerra).


I neuroni specchio sono anche alla base dell’empatia, cioè della capacità di rapportarsi agli altri, di comprenderli, di entrare in contatto con le sensazioni ed emozioni altrui. «In ogni azione, oltre ciò che si fa, conta l’intenzione, il perché la si fa» dice Rizzolatti. «prendo il bicchiere è l’azione. Come lo prendo è fondamentale per capire l’intenzione. Se per bere, per brindare o per scagliarlo contro il mio interlocutore. Sono proprio i neuroni specchio che ci rivelano l’intenzione in tempo reale, per cui siamo pronti a proteggerci la faccia se chi ci sta dinanzi ha intenzioni aggressive.» “L’emozione dell’altro è costituita dall’osservatore e compresa grazie ad un meccanismo di simulazione che produce nell’osservatore uno stato corporeo condiviso con l’attore di quella espressione”, V. Gallese. Riassumendo: gli studi sulle neuroscienze hanno dimostrato che alla base dell’empatia ci sia un processo di «simulazione incarnata», che il primo livello di comunicazione interpersonale non è linguistica ma di comprensione implicita degli altri, e che fin da bambini apprendiamo attraverso l’imitazione e tendiamo a ripetere gli stessi pattern di comportamento di quelli a cui siamo esposti. L’empatia è quindi alla base della vita sociale. Come sosteneva Martin Buber, consente di realizzare il rapporto Io-Tu, cioè tra due soggettività diverse ma equivalenti, rispetto all’Io-Esso, dove l’altro è mero oggetto. Secondo Rizzolatti, questo può avvenire solo grazie ai neuroni specchio, che si attivano se riconosco me stesso nell’altro (INTERSOGGETTIVITA’). Carl Rogers ci offre una definizione di empatia estremamente esaustiva e quasi profetica, considerando che ancora le neuroscienze non avevano dimostrato la presenza dei processi mirror e di simulazione incarnata:

“Il nucleo interiore di me si relaziona al nucleo interiore dell’altra persona e capisco meglio di quanto non faccia la mia mente, meglio di quanto non faccia il mio cervello.” 
										             (Carl Rogers)

Rogers aveva dunque intuito, attraverso la sua peculiare capacità di osservare e apprendere dall’esperienza di vita, che nell’essere umano agiva un meccanismo in grado di generare una connessione profonda con l’altro e che questo era alla base delle relazioni, delle relazioni efficaci, delle relazioni di aiuto. I contributi portati dal neuroimaging, danno ancor più valore, in questo momento storico, all’approccio ACP. Come comunità rogersiana abbiamo sempre lavorato con l’empatia, la rafforziamo nel periodo della formazione, la diffondiamo all’esterno tra colleghi e clienti, in che direzione possiamo immaginare i prossimi sviluppi dell’Empatia? Jeremy Rifkin nel libro “Civiltà Empatia” cita degli esempi su cui riflettere portando uno sguardo nuovo sui fenomeni sociali: la morte e il funerale della principessa Diana hanno riunito il 40% della popolazione mondiale in un unico momento di lutto, riflettendo empatia e condivisione reciproca dei sentimenti. Questo ha evidenziato la capacità di estendere l’empatia individuale al di là delle culture nazionali, dei continenti, dei confini geografici, dimostrando profonde implicazioni per l’umanizzazione del genere umano. Un abbraccio elettronico globale ha rivelato come un sistema nervoso centrale, fatto da milioni di esseri umani, ha trasformato il mondo in un villaggio globale (M. McLuhan)*.


Lo tsunami del dicembre 2006, che colpì la Thailandia, ha permesso di condividere in pochissimi istanti non solo sofferenza e dolore altrui ma anche la compassione. Migliaia di video amatoriali furono girati e pubblicati sulle piattaforme on line e blog, il mondo si trasformò in una chat room globale che consentì lo scambio di informazioni e la condivisione del dolore. Per la prima volta abbiamo assistito ad una catastrofe naturale in tempo reale e ciò ha generato una fortissima risposta emotiva. Gli studi dimostrano (si pensi all’esperimento del gioco del dittatore di Daniel Kahneman anni '80 come un derivato del gioco dell'ultimatum) che le persone empatizzano con le tragedie individuali e ciò genera una identificazione che porta più facilmente a sostenere aiuti e soccorsi. Ecco spiegato il motivo per cui le pubblicità a forte impatto emotivo hanno una grande capacità di smobilitare un gran numero di donazioni. D’altra parte sappiamo anche che la continua esposizione mediatica alla sofferenza altrui può diventare e generare una forma morbosa di intrattenimento e la sovraesposizione porta ad una desensibilizzazione se non addirittura a noia, come la sindrome del “già visto”.


Non si tratta quindi di leggere con cieco ottimismo gli elementi caratterizzanti della società attuale: diffusione dei social, predominanza dei media, velocità del cambiamento; ma saperne leggere il potenziale. Il mondo globalizzato sta creando un nuovo tipo di cosmopolitismo definito da Rifkin Cosmopolitismo dal basso: vivere con identità ibride (es.migrazioni) e affiliazioni culturali multiple (es.matrimoni misti) alimenta il cosmopolitismo dal basso, incrementando la possibilità di sviluppare più tolleranza e apertura verso le diversità e offrire un bagaglio di esperienza personale più ricca in grado di aumentare il repertorio di sentimenti a cui attingere, aumentando l’empatia. Uno dei più potenti fattori di contatto interculturale è rappresentato dall’orto casalingo, in grado di far “incontrare” le persone aldilà di ogni pregiudizio, nella similitudine della condivisione del “qui e ora” (l’affiliazione verso la natura, l’occuparsi della famiglia, la gestione delle problematiche di tutti i giorni ecc). Il nuovo cosmopolitismo è alla base dell’empatia globale: Con la sicurezza globale cresce l’empatia, le società basate sulla conoscenza con elevati livelli di individualismo ed espressione di Sè mostrano anche alti livelli di estensione empatica, la coscienza di Sè porta ad una maggiore fiducia verso gli altri una maggior tolleranza verso le diversità: chi si sente sicuro del proprio essere, libero di determinare il proprio destino, ha più probabilità di non aver paura dell’altro, di essere più fiducioso verso le relazioni non parentali e ciò estende la coscienza empatica. La maggior tolleranza verso i gruppi discriminati e l’estensione dei legami empatici sono legati al crescente senso di espressione di Sè, il non giudizio (che Rogers aveva riconosciuto come condizione fondamentale nell’incontro con l’altro) e l’aumento della consapevolezza. Pensiamo ai diritti LGBT o la tematica della disabilità, oggi se ne parla con una consapevolezza che fino a 50 anni fa sarebbe stata inimmaginabile.


Il nostro mondo è complesso con centinaia di reti a cui siamo interconnessi e vede nell’empatia il primo collante sociale. Nei paesi più industrializzati dove è riconosciuta la capacità di autodeterminarsi e autorealizzarsi si inizia a dare un nome a questo senso di connessione e riconoscimento verso ogni forma vivente, è la biofilia (Edward Wilson**). Stiamo assistendo ad un lento ma costante mutamento del paradigma di pensiero e all’emergere di una coscienza biosferica, che è il valore centrale del sorgere di una nuova Spiritualità. Carl Rogers sosteneva che tutti hanno le capacità di autodeterminazione, utile a orientare il proprio comportamento per migliorarlo, alla luce di queste considerazioni, leggere le sfide attuali (cambiamento climatico, energie pulite, agricoltura sostenibile, diffusione dei valori universali di libertà e rispetto ecc) in termini di scelte responsabili è ambizioso ma possibile, quanto l’evoluzione della scienza che sarà sempre più in grado di comprendere e indagare ciò che ancora possiamo solo percepire.


* Concetto introdotto da Marshall McLuhan filosofo statunitense, famoso per le sue teorie sul mass media che vuole indicare come, con l'evoluzione dei mezzi di comunicazione – tramite l'avvento del satellite che ha permesso comunicazioni in tempo reale a grande distanza – il mondo sia diventato “piccolo” e abbia assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio.


** Edward Wilson fu il primo a parlare di Biofilia già negli anni 80, è la tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e ad affiliarvisi emotivamente. Una connessione che si colloca in quella che Wilson definisce “Web of Life”, cioè la rete della vita di cui l’uomo fa parte.


BIBLIOGRAFIA

  • La civiltà dell’empatia, Jeremy Rifklin, Mondadori 2010

  • Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze, Vittorio Gallese e Michele Guerra, Raffaello Cortina, Milano 2015

  • Neuroscienze, esplorando il cervello, M.F. Bear, B.W.Connors, M.A.Paradiso, Masson 1999

  • 12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino Daniel Siegel 2011

Articoli:

  • Empathic concern drives costly altruism, Tim Dalgleish Davy Evans Dean Mobbs, October 2014

  • Motricità, linguaggio, apprendimento, Alberto Oliviero

  • Sintonie corporee: Neuroscienze affettive ed empatia, Rosalia Cavalieri

Dal webinar:

  • Il dolore proprio e quello altrui Salvatore M. Aglioti, 15/02/2021

  • Estetica dell’intersoggettività, se’ e relazione nell’era digitale Vittorio Gallese 08/02/2022

  • Narcisismo e amore oggettuale nell’era dell’incertezza, Luigi Janiri, 19/04/2022


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